L’EUROPA E LA POLITICA

L’EUROPA E LA POLITICA

di Giuseppe Valerio

 

Anche l’ultima decisione dell’Eurogruppo sulla questione greca è stato caratterizzata come tutte le altre nei precedenti decenni.

Oggi qualcuno “scopre” e si meraviglia che l’Unione Europea “salta” le difficoltà, ricuce i contrasti, cerca e trova le soluzioni, anche se a piccoli passi. Probabilmente non ha letto la “difficile” storia di questi sessant’anni di quella che da CECA e CCE è divenuta Comunità e poi Unione europea.

La stessa nascita negli anni del secondo dopoguerra in una situazione di divisione tra blocchi ideologici contrapposti e da zone di influenza tra l’Occidente ed il blocco sovietico, è stata dovuta a due compromessi: il primo, storico, tra le due più arcigne potenze continentali da secoli nemiche: Francia e Germania; il secondo tra chi voleva un accordo con un  metodo comunitario e federale e chi preferiva un metodo “funzionalista”, fatto cioè di accordi su singoli temi, specie economici, per giungere un giorno all’accordo politico federale.

Insomma chi studia le carte europee si rende conto che i passaggi in positivo, anche se di piccole dimensioni, sono avvenute, dopo estenuanti negoziati e soprattutto nelle ore notturne, dopo pesanti e pericolose crisi che mettevano in pericolo le strutture europee sul punto di sfaldarsi.

Oggi a causa o grazie – dipende dai punti di vista – delle forze più antieuropeiste, qualsiasi segnale di contrasto sembra allargare il solco delle divisioni ed allontanare prospettive comunitarie.

Sembra prevalere il sentimento “nazionale” su quello comunitario, la rivendicazione del meglio essere “noi singoli” che stare “insieme” uniti sopra le nazioni.

Eppure la storia dovrebbe insegnare.

Le odierne difficoltà non vengono dall’Europa, dalla presenza “invadente ed ingombrante” di questa “sovrastruttura” ai popoli, ma dalla poca Europa, dal fatto che non si è ancora in presenza di un’unione stretta, sopranazionale, comunitaria e federale.

Pensiamo agli Stati Uniti ma vogliamo ignorare che gli States sono uno stato federale. E’ vero che hanno dovuto superare una difficile e sanguinosa guerra civile 150 anni fa proprio per superare il principio “statuale e nazionalistico” a favore del sistema federale, ma oggi negli States ci sono 50 stati federali – nazionali – ed uno Stato federale cui sono demandati pochi compiti ma , appunto sopranazionali e tra i 50 c’è un sistema statuale di compensazione tra i grandi e i piccoli, i poveri ed i ricchi ecc…

Ogni cittadino è e si sente “americano” perché il sistema dei valori e della convivenza è garantito appunto da una Costituzione federale.

In Europa abbiamo un sistema di valori che attrae tanti ma statualmente non si è ancora in grado di “garantire” i poveri con i ricchi, i grandi con i piccoli.

Sempre piccoli passi, sempre crisi, sempre compromessi…

Invece occorre un’Unione più politica, con una politica economica e finanziaria unica, con regole efficaci sia per i tedeschi che per i greci, per le quali risponde un “governo” scelto dai cittadini sulla base di elezioni generali periodiche.

Vedete, se oggi l’Unione va avanti è perchè la governance, per quanto difettosa e non ancora pienamente democratica (le decisioni le prendono ancora i capi di governo e non la  Commissione ed il Parlamento) si regge su un accordo politico tra le due maggiori forze, il PPE e il PSE.

Tra parentesi, capiamo anche le ragioni del nostro Presidente del Consiglio che come primo atto da segretario politico ha voluto far entrare il PD nel PSE superando i maldipancia sofferti da quel partito in tanti anni – proprio perché ha capito che fuori di queste grandi forze si conta poco in Europa.

Allora lo sforzo d quanti credono che la risposta non sia nel ritorno alle piccole o grandi patrie, nel risorgere dei nazionalismi, del pensare di fare da soli in un mondo divenuto sempre più piccolo e globale, è di sostenere la necessità di una maggiore integrazione continentale specie nelle politiche economiche, finanziarie, di difesa ecc.. al fine di consentire che una sola politica, quella scelta dagli elettori, guidi le sorti degli europei e si confronti con i “grandi” e sui temi “strategici” della difesa, dell’ambiente, dell’economia, della socialità a garanzia dei 450 milioni di cittadini dell’Unione.

Insomma torni la politica com’è giusto che sia perché solo la politica da che è nato il mondo può essere la regolatrice la meno peggio delle sorti degli uomini e delle donne anche del nostro tempo.

Segretario generale aiccre puglia

Membro direzione nazionale