L’ITALIA SI SBRICIOLA

L’ITALIA SI SBRICIOLA

di Giuseppe Valerio

 

Nel periodo natalizio si è soliti parlare di cose belle, avvenimenti, magari spiacevoli ma che tendono a un lieto fine. Insomma sotto Natale si evita di fare considerazioni e riflessioni che non siano di natura “morale” a fin di bene.  Ma …

La situazione del nostro Paese è tale che anche a Natale non  possiamo esimerci dal “raccontare” alcune vicende per una riflessione.

E’ sotto gli occhi di tutti lo ”sbriciolamento” geofisico dell’Italia. Non è più questione di quel territorio, di questa o quella regione, di questo o quel sindaco, di questo o quel colore politico. L’Italia, tutta l’Italia sembra indifesa, assalita dalle forze naturali che hanno la strada libera  in un paese privo di manutenzione e di difese “naturali” ed offeso da speculazioni sostenute anche da improvvide politiche locali.

Nei decenni passati, l’istruzione della classe dirigente comunale e locale non era ai livelli di oggi – molti amministratori locali infatti sono oggi in possesso di titoli di studi superiori e/o di laurea. Eppure in quei tempi – raccontavano i vecchi amministratori – gli assessori, non parliamo dei sindaci – erano così vicini alla gente che ogni giorno, sì ogni giorno, ciascun per l’incarico che gli era stato assegnato, girava per il paese o il quartiere per rendersi conto di persona dei bisogni o delle necessità o dei piccoli lavori da fare – lampadine da sostituire nei lampioni, marciapiedi rotti, buche da colmare ecc  …Vale a dire, prima delle “grandi” opere si badava alla manutenzione “ordinaria”.

Oggi un falso e stupido modo di intendere la “separazione” tra politica e gestione, tra amministratori e funzionari (quanto ne ha fatto “tangentopoli!) quasi impedisce agli amministratori di fare di persona certe cose, demandate per legge ai funzionari i quali, il più delle volte, o non escono dai loro uffici o leggono distrattamente le segnalazioni dei cittadini, almeno di  quelli che si interessano e quando si interessano.

La situazione dell’Italia è che sta sprofondando.

Non parliamo poi della questione, diciamo così “morale”, dei comportamenti .

Si è arrivati alla confusione sulla finalità istituzionale delle azioni dei singoli e dei gruppi consiliari nelle regioni e nei comuni, tanto che c’è voluto il solito intervento dei magistrati per far tornare alla “normalità” una situazione di sperpero del denaro pubblico con conseguenze sulla stessa esistenza dei poteri locali e regionali in Italia. Il Presidente del Consiglio parla apertamente di riaccentramento di poteri e funzioni!

Il finanziamento dei gruppi consiliari – specie nelle regioni  – c’è stato sempre, ma ieri quei soldi erano investiti in gruppi di studiosi o in consulenze  per approfondire argomenti e tematiche da portare poi in  consiglio regionale per farne leggi o nel redigere bollettini di informazione ecc.., e non in mutande, cene personali o strumenti di goduria sessuale come si è scoperto di recente, ecc …

La conseguenza è che coloro che erano e sono avversari dell’autonomia locale e regionale stanno rialzando la testa.

Primo per addebitargli tutte le inefficienze e gli “sprechi!”

Secondo per far tornare al centro quello che faticosamente una intelligente politica aveva trasferito a livello più basso, verso i cittadini,  per il principio di sussidiarietà.

Ma l’Italia si è anche “rotta” per l’invasione” di campo e la confusione tra i “poteri” dello Stato.

Anche qui una colpevole distrazione se non abdicazione della politica – anche per interessi di parte e per paura – ha consentito e consente che altri facciano ciò che tocca fare ad lei.

Vi riportiamo una storia emblematica. Poi ciascuno tragga le personali conclusioni sul piano della situazione generale.

Chi decide di “fare politica” e si fa eleggere o nominare accedendo ad un incarico nella pubblica amministrazione sa, o dovrebbe sapere, che da quel momento diventa l’oggetto delle verifiche politiche- amministrative, delle ispezioni ministeriali, delle “dicerie” della pubblica opinione, specie di quella a lui contraria, delle denunce e delle conseguenti  indagini della magistratura.

E’ normale che tutto ciò avvenga. Perciò il pubblico amministratore deve avere la ”pazienza” di affrontare la realtà con serenità – anche se quando interviene il magistrato anche il più pulito ed onesto cade in uno stato di ansia e di preoccupazione.

Tutto ciò è “normale”, perché il pubblico amministratore diventa di vetro e quindi trasparente.

Quindi è dovere dello Stato, in senso lato, attenzionare il pubblico amministratore per controllare che il soggetto agisca secondo i doveri del fedele “servitore”.

Oggi, però, c’è una complicazione e una deviazione da questo schema.

Dopo che il pubblico amministratore ha subito tutti i controlli(meno quello sugli atti essendo stati aboliti con la riforma del titolo v della Costituzione del 2001), ispettivi, amministrativi, giudiziari ecc … e viene accertato che è un “fedele servitore” dello Stato, e chiede, a sua volta, – tramite querela, denuncia ecc.. – che “qualcuno”, con nome e cognome, con le sue denunce farlocche ha fatto perdere tempo e denaro allo Stato nelle indagini e nelle inchieste e ha provocato danni al soggetto amministratore – non  trova “nessuno” che accolga la sua richiesta, pur in presenza di un dettato di legge che l’azione penale è obbligatoria.

Ma per chi, decisa da chi? Di fronte alla mole di fascicoli il tutore della legge a volte, ed è questo il caso del nostro racconto, può non avere il tempo di indagare e quindi, nel caso specifico, di “tutelare” l’amministratore pubblico che chiede difesa anche al suo onore.

La conclusione è una comunicazione secca al pubblico amministratore che il procedimento che si sarebbe dovuto avviare a seguito della sua denuncia, ovvero della sua richiesta di difesa e tutela, viene chiuso perché l’eventuale reato denunciato – la diffamazione e la calunnia – dopo sette anni (dico sette anni) è stato prescritto ed si invita la “parte offesa” eventualmente a fare ricorso. Ma se il reato è prescritto il ricorso a che cosa serve?

Sta di fatto che tutto è stato “contro” quell’amministratore, nulla è stato posto in essere per difenderlo come rappresentante dello Stato.

Se l’Italia è giunta a questa situazione, la conclusione è amara, ed è appunto che il Bel Paese si è sfasciato sia in senso fisico sia in senso politico e morale.

Che fare?

Dipende da ciascuno di noi. Non è problema di strutture o di “riforme” perché ciò che è da riformare non è l’esterno ma ciò che sta dentro ciascun uomo.

segretario generale aiccre puglia