RIFLESSIONI SU DICHIARAZIONI DI RENZI SULLE PROVINCE

COSI’ NON SI FA!

di Giuseppe Valerio

 

Ho assistito all’intervista al Presidente del Consiglio Matteo Renzi a “porta a porta” su Rai 1 del 16 giugno e sono rimasto basito.

Renzi ha affermato che il Governo non ha voluto “abolire le province” ma eliminare i politici dalle province.

Insomma è una questione economica ed un taglio ai posti per i politici.

Veramente strano, ma non  per noi che questa tesi l’avevamo compresa sin dal primo momento, quando il ministro Del Rio arrancava nello “spiegare” la “sua” riforma.

Ha detto Renzi che le province come istituzione restano perchè altrimenti chi fa le strade tra i piccoli comuni, costruisce le scuole superiori ecc..?

UNA GRAN CAGNARA PER NULLA!

I politici continuano a “gestire” le province anche se sono in numero ridotto e non  percepiscono indennità.

Si è impedito ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti negli enti provinciali con la scusa che “intanto chi gestisce le province sono i sindaci e i consiglieri comunali eletti che fanno gli amministratori provinciali”. Cioè il politico comunale assume contemporaneamente l’incarico di amministratore provinciale. Come se i compiti del comune e della provincia possano essere ridotti al 50% per richiedere ugual tempo ed impegno alle stesse persone!

Poi.

C’è un vero risparmio? NO, poiché lo steso decreto Del Rio prevede l’aumento di circa 25 mila nuovi assessori nei piccoli comuni con naturale aumento della spesa e quindi niente risparmi.

Poi.

Si può pensare che siano questi i risparmi per ridurre il debito pubblico italiano che invece aumenta sempre di più?

Ci saremmo aspettati dal Presidente del Consiglio, contemporaneamente segretario del PD, che in quella trasmissione riducesse “effettivamente” i costi della politica annunciando, sulla scia dell’esempio del Movimento 5 Stelle, che il PD rinuncia alle decine di milioni di rimborsi elettorali.

Che in Italia ci sia un problema della  e nella “politica” non lo scopriamo ora, ma non è un problema di risparmio – si dice che la democrazia “costa” – ma di efficienza.

I cittadini non si rivoltano contro la politica perché gli amministratori percepiscono l’indennità, ma perché si ruba, si malversa, si disamministra e…

I cittadini rispettano gli amministratori bravi, onesti, coscienziosi.

Il problema è che la “politica” è diventata “movimento personale”, improvvisato, senza una solida costruzione “filosofica” o “programmatica”.

In una parola non esistono più – o non li si vuole fare esistere più – i partiti organizzati, veri centri di formazione della classe dirigente politico-amministrativa ed intermediari tra la società, cosidetta “civile”, e lo Stato in tutte le sue diramazioni.

Nel 1992 si lanciavano monetine contro i politici ed un’intera classe dirigente fu fatta scomparire tra le invettive e  le ingiurie della popolazione!

La situazione odierna è peggiorata sia sotto il profilo morale ma soprattutto nella mancanza di un legame tra Popolo e Stato.

Chi pensa di appellarsi direttamente al popolo, scavalcando ogni rappresentanza “intermedia” della società ha sempre fatto male a quel  popolo, non ha mai portato progresso e solidità democratica.

Da qui la nostra “meraviglia” e il contemporaneo “disagio” ad ascoltare il Presidente Renzi in TV.

Ai cittadini va detta la verità. Non si possono far giochi di parole.

Poi non ci si lamenti se la gente tralascia la politica, disprezza chi la fa e non crede più a nessuno!

 

segretario generale aiccre puglia

membro direzione nazionale